Stavo correndo sulla strada
del futuro quando, di colpo, mi ritrovai con in mano una talpa, era tutta
rossa e sputava terra da tutte le parti. Non so come fosse finita li, so
solo che c'era, e tanto valeva che guardassi con gli occhi puntati a spillo
il tramonto del solleone, oscurato dal calabrone gigante che stava mangiando
con ingordigia, spizzicorillandosi il piede con la scoppola di sinistra,
quindici signori vestiti di fino con in mano una copia del Giornale Vecchio
di Iodoro Fontanelli.
Era una giornata di sole e
nessuno si sarebbe aspettato la folle discesa dei lanzichenecchi. Fecero
registrare un intertempo (2-0) eccezzionale, ma alla fine furono sconfitti
da un perugino incazzato che era, a sua volta, inseguito da sua sorella
e da un paparazzo scalzo. Era una lotta impari che durò più
di un giorno, più di una notte, pù di una vita, era la fine
dell'inizio dell'incontesata vittoria dei piediveloci che, capitanati da
"Furia", portavano a cavallo le famose pulci ammaestrate del circo di Giovambattista
Vico che, con il fratello Antonino (Antonì, Antonì, Puzza
'o pesce), ottimo giocatore di Terziglio, era famoso in tutti i bar di
Centocelle insieme all' illustrissima Paloma Teriza, famosa , a sua volta,
per le sue lunghissime dita dei piedi con le quali era capace di
arrampicarsi su per un Cactus, anche senza le ali.
Era una visione orrenda ma
il materiale non mancava. Era l'ora del tu..., no del mu..., cioè
del su..., non importa era l'ora di smanciare in avanti il torpidoro scalzo.
Che notte, che notte, e quante ne sarebbero nevicate.
Forlì 5/10/1979