Ma altre storielle circolano
su Campli che trovano riscontro non solo con quelle raccolte da von Schonberg
su Schilda, ma anche con quelle che la tradizione tramanda per Cuneo. Lo
storico Piero Camilla, le ha riportate in un libro dedicato " al me paìss
" (34). Egli studia la Schilda di Von Schonberg
e i comportamenti dei cittadini semplici ed operosi di quella regione;
le compara con i comportamenti di quelli di Cuneo e ne trae un originale
triangolo: Cuneo-Abdera-Schilda.
"Un triangolo equilatero i
cui vertici corrispondono alle tre singolari cittadine, costituenti una
repubblica nella quale non vi è cittadinanza, optimo iure, per nessun
altro " (35).
Analizzando i racconti burleschi
di Schilda e di Cuneo e scartata l'Abdera dell'epoca classica, la Campli
medievale viene ad occuparne, a buon diritto, il posto in uno spazio di
tempo più aderente all'epoca, splendidamente vissuta, dalle tre
cittadine.
La storia dell'erba cresciuta
sulla torre e su di un alto muro, si racconta, con il solito senso umoristico
tanto per la sassone Schilda, quanto per Cuneo e Campli. Racconta von Schomberg
che i cittadini di Schilda tennero consiglio per trovare il modo di togliere
l'erba cresciuta su un antico ed alto muro dove sarebbe stato difficile
falciarla Prevalse la soluzione proposta dal Sindaco: farvi pascolare le
mucche. Siccome la proposta era partita da lui, scelsero per prima la sua
mucca. C'era da risolvere solo il problema di farvela salire: la le garono,
allora, con un cappio al collo e, gettato l'altro capo della corda alla
parte opposta del muro, cominciarono a tirare a forza di braccia. Quando
il cappio si chiuse, la bestia ne rimase soffocata con la lingua fuori
dalla bocca. Uno dei presenti cominciò a gridare: " tirate, tirate
è quasi arrivata; è balorda, è maldestra, bisognerebbe
darle una spinta" (36).
Ma tutto fu inutile e quando
la fecero scendere, constatando che era morta, i cittadini ne furono contenti
poichè, consegnando la mucca al macellaio, avevano di che nutrirsi.
Per Cuneo e Campli, una piccola variante: anzichè di una mucca si
servirono di un asino. Racconta Piero Camilla che a Cuneo, "l'antichissima
torre comunale, dalla quale venivano i richiami per le riunioni dei capi
di casa e gli avvisi per i pericoli imminenti, era pericolante. Tra le
fratture la terra depositata dal vento aveva messo fuori una bella erbetta.
Non riuscendo in alcun modo ad estirparla si ricorse ad un drastico rimedio:
fu incaricato il campanaro di issare, a mezzo di lunga fune e di relativa
carrucola sino al livello superiore dell'erba, un asino. Fu l'unica volta
in cui i Cuneesi non poterono dar prova di saggezza. Dopo una settimana,
avendo perso nell'impresa sette asini, tutti soffocati dal cappio messo
al collo nel tentativo di sollevamento, dovettero rinunciarvi per mancanza
di animali " (36).
Parimenti si racconta per
Campli che, essendo cresciuta abbondante l'erba sulla torre campanaria,
venne deciso di issarvi un asino per farvelo pascolare. Approntata una
lunga fune venne legata l'estremità al collo dell'asino e fatta
passare la corda sopra la torre, volenterosi cittadini incominciarono a
tirare l'altra estremità della fune a forza di braccia; l'asino
venne così issato sul punto desiderato. Ma la bestia, stretta dal
cappio, soffocò e vi arrivò con la lingua fuori dalla bocca;
i sottostanti nel vedere la strana smorfia dell'asino, la scambiarono per
un atteggiamento di soddisfazione ed urlarono, indirizzando l'indice verso
la povera bestia: "vedete, è contenta, ride, l'erba gli piace".
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