Il mattino del 25 febbraio 1945 don Luigi
Morella, Parroco di Rivoli, giunse trafelato in casa Paracca. In famiglia
si vivevano ore di apprensione per Giuseppe e Antonio, i due figli che
erano stati catturati in una «gangia» ai Cervelli di Coazze
e si trovavano ristretti nelle Casermette di corso Susa, ostaggi dei tedeschi.
«Presto» disse don
Luigi a Ginetta «Vieni subito. Non c'è tempo da perdere,
mi hanno avvertito che o:rgi fucileranno una decina di ostaggi».
Ginetta ebbe un sussulto, senti che le forze le mancavano. Si fece forza
e seguì don Morella.
Fecero quasi di corsa quel tratto di strada
che scendeva verso le casermette. Ginetta ansimava e i palpiti del cuore
le battevano in gola. Tratteneva le lacrime attaccandosi a quel tenue filo
di speranza che le infondeva l'intervento di don Morella. Quel quarto d'
ora le parve un'eternità, mentre le scorrevano a fianco le case
da dove, forse consapevole, nessuno osava affacciarsi. Presa dall' angoscia
e dal tremore della paura, a Ginetta pareva che fossero le case a muoversi
e non lei con la sua pur sollecita corsa.
Giunti che furono alle «casermette»,
si trovarono di fronte ad un graduato tedesco e all'interprete Ernst, che
senza mezzi termini le confermarono l'ordine di fucilazione per Antonio
e Giuseppe.
Ginetta non seppe resistere a quella notizia.
Incominciò a piangere...
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