17 Il Laicismo

Purtroppo la semplificazione della politica appena descritta, ancorché teoricamente giusta, rischia di essere puerile e ingenua, oltreché praticamente poco realizzabile. Infatti per il politico delinquente è troppo facile, una volta compreso il meccanismo, mascherare il proprio pessimismo sotto una vernice di ottimismo, mascherare i propri sentimenti elitari sotto un velo di ipocrisia, pseudo razionalizzare il proprio irrazionalismo biologistico o spiritualistico.
Per evitare questo inganno si è ancora più ingenuamente cercato di aumentare le qualità richieste a un candidato, a un uomo politico, nell'illusione che una ulteriore specificazione delle qualità di per se eliminasse il pericolo di infiltrazioni criminali nella nobiltà politica. Così per esempio è accaduto, o sta accadendo, per il termine e il concetto di laicismo.
Laicismo deriva dal latino medioevale laicus, che a sua volta viene dal greco laikos, aggettivazione di laos=popolo. Laico significava quindi membro del popolo in contrapposizione a membro del clero, cioè della chiesa. In tempi più recenti laico assume anche il significato di non professionale, in contrapposizione agli esercenti una specifica professione. Così si dice 'membro laico del consiglio superiore della magistratura' per i membri che non sono magistrati; oppure membro laico del comitato etico del tal ospedale in contrapposizione a un membro che professi l'attività medica o infermieristica. In italiano, e nel politichese, ha assunto il significato di 'non confessionale' , e più recentemente di 'non ideologico' .
Il termine 'Laicismo' definisce una posizione intellettuale di tolleranza e apertura a tutte le idee. Fintantoché era ritenuto impossibile dai più il far politica senza una ideologia di riferimento, il termine 'Laicismo' veniva lasciato ai pochi che ci credevano. Oggi, superata l'impostazione ideologica, tutti si ritengono sostenitori del laicismo, perfino i cattolici e i marxisti. Se ciò fosse vero vorrebbe dire che in politica si è verificata la stessa rivoluzione che si è verificata nella scienza quando si è passati dalla scolastica al rinascimento, dal sistema tolemaico a quello copernicano, dall'ille dixit alla prova sperimentale. Nella realtà ho l'impressione che l'attribuzione generalizzata del termine laicismo a tutte le forze politiche sia, e spesso è, un modo perverso per svuotare e svilire il termine ancora di più che nell'epoca delle ideologie dichiarate. Sarà perché sono stato influenzato dall'esperienza dei neo-marxisti degli anni sessanta, che si dichiaravano contrari alle ideologie e fautori della politica come scienza. Con il piccolo problema che sapevano già i risultati della ricerca.

Cosa vuol dire tutto ciò? Nel paragrafo precedente si è ingenuamente detto che la semplificazione della politica consiste nella scelta primaria di candidati ottimisti, razionalisti e democratici. Aggiungiamo pure che tali candidati devono avere una visione laica della politica. Ma, mi pare chiaro, la concezione base del politico delinquente è che verum et falsum in ipsum convertuntur. Allora come evitare di scegliere candidati che mentono?

Una posizione diffidente, che vede nei politici solo dei bugiardi, che esige da essi una sorta di prova della verità, è il contrario di quella fiducia nella razionalità e nella buona fede di chi ci parla che è una componente inscindibile del laicismo.
Ecco quindi che la nobiltà della politica consiste anche in questo: non cadere nell'errore di una scelta confessionale che privilegi coloro che dicono di dire la verità. Credere a tutti, sottoporre le affermazioni, i programmi, tutto alla prova dei fatti. Quanto questo sia difficile, fonte di frustrazione, di sconforto, di rassegnazione impotente, è facilmente sperimenta bile da chiunque provi seriamente a fare politica in questo nobile, e ingenuo, modo. Ma non se ne vedono altri. In altre parole, all'interrogativo posto a pag. 67, cioè 'come si identifica. ..il candidato che dia maggiori garanzie di realizzare effettivamente il tipo di scelte politiche per cui noi lo abbiamo votato?' non c'è risposta. Anzi la risposta è 'non esistono criteri identificativi di certa conformità alle promesse elettorali di qualsivoglia candidato alle elezioni'. Non esistono criteri a priori, e la strada di aumentare le qualità del candidato (onesto, ottimista, razionalista, laico, democratico, e chi più ne ha più ne metta) non è in grado di produrre criteri che non esistono.
Popper cita il criterio di verità di Tarski, che sarà bene riproporre: un asserto è vero se corrisponde ai fatti asseriti. Questo è un criterio di logica ma credo possa benissimo essere applicato alla politica.
Con questo criterio è possibile giudicare un uomo politico dopo che è stato eletto, dopo che abbia svolto le sue funzioni, cioè giudicando ciò che ha fatto in relazione a ciò che h aveva detto che avrebbe fatto. Ma non è possibile sceglierlo tra i molti che si candidano. Per di più le elezioni primarie di cui si è parlato non servono a scegliere i migliori, i più adatti, o cose simili. Se si è ben compreso, il meccanismo delle elezioni primarie serve a sottrarre alla criminalità politica organizzata la scelta dei candidati. Questa non è una funzione etica, è una questione di logica: se è la criminalità politica organizzata a scegliere i candidati, li sceglierà ovviamente tra i suoi membri, vanificando qualsiasi grado di libertà delle elezioni politiche perché i membri della classe dirigente proverranno sempre dai ranghi della criminalità politica, cioè dalla oligarchia elitaria fondata sulla doppia morale, perché comunque la classe dirigente cercherà di rimanere al potere e di sfuggire a qualsiasi controllo.
Allora come difenderci dai politici che mentono? Temo che quando si presentano per la prima volta alle elezioni non ci sia difesa possibile, se non nel fanatismo, nel confessionalismo, nell'ideologismo, tutte alternative peggiori. Ciò lascia aperta la porta alla criminalità politica organizzata? Infatti ecco le altre linee guida che ispirano il politico delinquente: mentire, mentire sempre, facendo largo uso della perversione dei termini come democrazia, libertà, uguaglianza, solidarietà, laicismo, etc ; e contemporaneamente nascondere i fatti, onde impedire che si evidenzi la loro non corrispondenza agli asserti. Queste cose, di per se orribili e nefande, vengono giustificate colla ideologia umanitaria che le ispira, quindi applicando una doppia morale. A sua volta la doppia morale, e il grado di fanatico impegno nel Grande Progetto, producono la è lite dirigente.
Ma se al fondo di tutto questo si riuscisse a riformare la politica distruggendo l'ideologismo, l'elitismo, la criminalità politica organizzata, come si potrebbe evitare di scegliere e votare un politico delinquente?
Non c'è modo di farlo, per il semplice fatto che non c'è difesa contro la menzogna: la corrispondenza degli asserti ai fatti è un criterio vano quando gli asserti siano di tipo programmatico. Infatti perché il criterio di verità suddetto sia applicabile bisogna che i fatti siano accaduti, in altre parole è sempre un criterio applicabile dopo i fatti e mai prima.
Si vede quindi, da un altro punto di vista, quanto sia vano e sciocco pretendere di rispondere alla domanda 'chi deve governare?' ovvero 'come scegliamo chi ci governerà?' alla luce della constatazione che il politico delinquente è necessariamente un bugiardo matricolato. La politica metodologica, le elezioni primarie, e quant'altro, non possono evitare una scelta sbagliata. Non solo ma il pretendere di ridurre le elezioni a una sorta di processo alle intenzioni onde evitare di eleggere il politico delinquente è di per se una manifestazione concreta di fanatismo confessionale.

Non solo la logica, ma anche i nostri fatti recenti, suggeriscono che sistemi elettorali, controllo ed equilibrio dei poteri, e quant'altro, servono a controllare che gli eletti non facciano sciocchezze, o che ne facciano im meno possibile. O, nel gergo usato in questo libriccino, che il politico delinquente non venga rieletto; ovvero che non riesca a mettersi in combutta con altri delinquenti in quella articolazione della criminalità politica organizzata che è il partito ideologico, fanatico, burocratico, ritualizzato e gerarchizzato; quel tipo di organizzazione a cui Paolo di Tarso e Lenin hanno dato vita in tempi e modi così diversi, per ragioni così nobili come la salvezza delle anime e il riscatto degli oppressi.
 
 
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