2/12/81

Come sarà domani?
Chi ci sarà domani?
Non è ovvia canzone
ne ovvia ironia,
non è tranquilla serata
ne ottima luna.

Gente che passa e va,
il sole che tramonta
la solita visione di malinconia
o la solita borghese signorilità
che si trasforma in assurda malvagità,
scrivo e non ho lettere in più.
Vivendo nel passato
assaporo un futuro già andato.
Paradossi temporali
mente il mio io di domani
uccide quello di ieri
facendo sparire l'oggi della mia mente.

Come sarà domani?
Che ci sarà domani?
Una sedia vuota.
Una stanza vuota.
La fine che si avvicina
o si allontana.
So perfettamente come ci si sente,
l'ho passato anch'io
ne non so come ci si cura.
Vivendo nel passato
per scrivere del passato.

Tutti quelli che conosco
hanno le idee chiare,
sanno perfettamente ciò che vogliono fare,
però penso che per loro
sia più importante diventare.
Essere passa così in secondo piano.

Così sento la gente che se ne va
e non ritorna al meglio o va...
Il peggio quale sarà.
La grande città è noia,
la provincia è noia,
la vita stessa è noia.

Io non ho più che timori,
continui ostacoli al mio essere,
essere felice,
essere libero,
essere io,
essere solo essere.
Così mi lascio trasportare dalla corrente
sembra meglio,
e non c'è nemmeno una canzone ad assisterti.

La grande ironia, la grande pazzia.
Cento giorni di poesia...
Cento giorni di antica saggezza
che non si vede nelle parole
ma è nell'aria.
Un aria che si fa sempre più rara tra mille sapori velenosi.

Il sessantotto se ne è andato
io l'ho conosciuto per sentito dire
e per sentito dire l'ho dimenticato,
ora è l'ottantadue che sta per arrivare.
Quanto tempo davanti
e quanto dietro,
quanta noia davanti e
quanta dietro.
Dolore,
si ho tempo per il dolore
tutti ne hanno tempo
anche le bestie.
 
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