PRESENTAZIONE

Nel 1986 (21 Febbraio) il compianto senatore cuneese Adolfo Sarti, recensendo in un brillante articolo, sul "Tempo" di Roma, la ristampa del mio libretto "Cuneo, storielle e storia" (la prima edizione è del 1967), concludeva dicendo: "Eh, la mia bellissima città subalpina intende la democrazia anche così: come satira e, al tempo stesso, come umanizzazione del potere".
Quell'uomo colto e di finissima sesibilità intendeva dunque il mio libretto si storielle cuneesi per quel che era: un atto d'amore verso la nostra città, un atto di rispetto per la tradizione storica della nostra gente usa al duro lavoro dei campi e pura usa "a morir tacendo".
Arnaldo Giunco ha colto subito l'affinità delle storielle costruite sulla storia di Campli con quelle non solo di Cuneo, ma anche di Schilda (forse queste persino più affini di quelle).
Conclude anch'egli il suo bel libro con l'affermare che se qualche storiella fu sicuramente divulgata con il malevolo scopo di deridere gli abitanti di Campli, proprio la fiera storia che essi hanno alle spalle e la conquista di invidiate autonomie e di significativi privilegi dimostra che sciocchi non furono.
Esattamente come avvenne a Cuneo, esattamente come avvenne a Schilda. Tuttavia i Tedeschi, come si legge nelle più aggiornate enciclopedie tendono a relegare Schilda, un tempo identificata in Schildau, nell'immaginario.
Eppure di essa, come si leggerà più avanti, abbiamo un ben strutturato corpus di storielle, risalente al Cinquecento. E' possibile che siano state tutte inventate e che persino sia stata inventata la città?
Certo le affinità tra Schilda e Campli in fatto di storielle sono notevoli; e l'autore chiede scusa ai suoi concittadini di non aver saputo resistere alla tentazione di accostare l'una all'altra in un "percorso logico di aneddotica satirica"
Anche da parte sua, dunque, le storielle su Campli, che egli ha raccolto sin dai tempi dell'infanzia e che ora racconta, costituiscono non soltanto un atto d'amore, sentito e palese, verso la sua Città, ma anche "il serio d'un excursus storico su di essa". A Schilda l'animale simbolo, che quasi si personalizza nelle storielle, è la mucca; a Campli, come nell'antica Abdera, è l'asino.
Ne discende il titolo del Libro "L'asino e il sale" accompagnato dal bel sottotitolo "La storia delle storie su Campli".
Veramente, al disotto delle nostre storielle, di Campli e di Cuneo, di Schilda e di Abdera, c'è la nostra storia, c'è l'iter faticoso della nostra gente sempre china sulla terra, sempre pronta, sì, ad imbracciare il fucile, tristemente (non è mai sorta "cantando a chieder guerra"), ma decisa a compiere sino in fondo il proprio dovere.
Durante la seconda guerra mondiale, nelle "rutene squallide piaggie", quasi in un sol colpo, la provincia di Cuneo, la provincia "granda", perse con la divisione Cuneense più di seimila figli, la "meglio gioventù".
Che male c'è se ora raccontiamo sorridendo un po' la nostra sofferta storia?

Piero Camilla

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