Il sogno del Re, introduce
una serie di racconti burleschi raccolta da J.Fr.von Schonberg nel 1598
sotto il titolo: "I cittadini di Schilda - meravigliosa, singolare, inaudita
storia e azioni dei sunnominati cittadini di Schilda sita in Misnopotamia,
oltre i confini dell'Utopia"(1).
Se questo è veramente
il titolo originario, l'Autore, collocando Schilda in Misnopotamia, "oltre
i confini dell'Utopia", probabilmente conosceva Tommaso Moro(2)
o forse sognava la "città ideale".
Questi "idioti" cittadini
(ma lo erano veramente?), sembra vivessero a Schilda, l'odierna Schildau,
in Sassonia presso Torgau(3). Gli abitanti
di Schilda, hanno sempre rifiutato questa progenitura di gente sciocca,
non per nulla localizzata, ironicamente, in " Misnopotamia ". La raccolta
dei racconti burleschi, fa pensare ad un Von Schonberg "utopista". Gli
utopisti, nelle varie concezioni filosofiche, nacquero in
Sassonia dal mondo riformista
e protestante, una zona ricca di fermenti eretici, che ebbe nella città
di Wittenberg(4), una cinquantina di chilometri
a nord di Torgau (Schilda), il punto di coagulo e di proliferazione. Non
è detto che Von Schonberg fosse un seguace delle dottrine di quei
"visionari", forse ne subì l'influenza.Vero è che raccolse
quelle storie amene tramandate da gente vissuta in quel clima riformatore.
Gente che aveva "sognato" di uomini felici perché semplici come
dovevano essere gli abitanti di una "città ideale". Uomini che affrontavano
i problemi quotidiani con l'istinto del semplice senza abbattersi per la
cattiva riuscita di qualche tentativo fallito, traendo invece motivo di
gioia da quelli risolti.
Una sorta di felicità,
che è poi l'aspirazione di tutti, che solo la gente semplice riesce
a provare. Può anche darsi che Von Schonberg lo abbia fatto per
dileggio, forse anche per deridere gli utopisti, quasi a voler rimarcare
l'idiozia di certe teorie visionarie. E' stata, comunque, tramandata una
raccolta di racconti burleschi collocata nel genere della "Narzenliterature"
(letteratura dei matti) ed è, forse, per questo motivo che gli attuali
abitanti di Schilda ne rifiutano l'accostamento. Gente semplice e felice
capace anche di fare dell'umorisno sui propri limiti, ma che non ne sopportava
ironiche divulgazioni. L'ironia irrita chi la subisce, poichè, come
dice C.M. Cipolla, "quando si fa dell'ironia si ride degli altri, quando
si fa dell'umorismo si ride con gli altri". "L'ironia ingenera tensioni
e conflitti. L'umorismo quando usato nella misura giusta e nel momento
giusto (se non è usato nella misura giusta e nel momento giusto
non è umorismo) è il solvente per eccellenza per sgonfiare
tensioni, risolvere situazioni altrimenti penose, facilitare rapporti e
relazioni umane." "..quindi ogni qualvolta si present(a) l'occasione di
praticare dell'umorismo (è) un dovere sociale far sì che
tale occasione non vada perduta."(5)
Purtroppo l'uomo non sempre
coglie queste occasioni. Spesso si muove in senso opposto per cogliere
idiozie negli altri e per dileggiare il prossimo inviso. Ogni circostanza,
ogni atteggiamento, ogni parola sono presi a pretesto per la derisione,
la burla, l'ironia. Nascono così le tradizioni, i miti, le leggende
di cui è ricca la letteratura popolare nella quale si inserisce
la meravigliosa, singolare, inaudita storia dei...cittadini di Schilda:
un paese... oltre i confini di Utopia .
Ma non occorre trasferirsi
in Misnopotamia, oltre quei confini per trovare tracce di quella "gente
felice". Ogni Regione ha la sua Schilda e talvolta le storielle che si
raccontano di paesi anche distanti, differiscono di poco l'una dall'altra.
La tradizione popolare tramanda
storie e leggende di antichi centri, condizionati da discordie locali con
avversari che non disdegnavano l'arma della calunnia. Nell'era classica
dell'antica Grecia, gli ateniesi, per vendicarsi della secolare nemica
Tebe, capitale della Beozia, fecero di "beota" il sinonimo di "tonto" tramandando
calunniosamente una fama non certo meritata se si pensa che Esiodo, Epaminonda,
Pindaro e Plutarco, per citare i più noti, erano beoti. Restringendo
il campo della ricerca in un arco di tempo più vicino all'epoca
moderna ed in aree geografiche limitatamente circoscritte, Cuneo nella
storia del Piemonte e Campli nella storia d'Abruzzo si trovano accomunate
da identiche storie burlesce con la Schilda di J.Fr.Von Schonberg: quasi
esistesse un itinerario, non astratto, fra la Sassonia e le regioni italiche.
Campli, fortemente presente
nella storia d'Abruzzo, era un centro medievale importante, autonomo e
temuto per i privilegi farnesiani; evoluto e ricco di gente dotta e intraprendente
che sapeva risolvere con acume (e non con idiozia) i problemi commerciali
e politici dell'epoca, affrancandosi dalla vicina capitale Aprutina. Per
questo, verosimilmente, fu oggetto di ostilità; una ostilità
manifestata in tutti i modi e forse anche in maniera subdola e malevola,
che fece degli abitanti di Campli, la versione aprutina dei "cittadini
di Schilda". Gente semplice, come vedremo, indotta a "seminare il sale"...
per risolvere la penuria del prezioso prodotto.
E come per Schilda, la tradizione
burlesca racconta gli artifici posti in atto dai camplesi onde pervenirne
a copioso raccolto.
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