16 La Campagna Elettorale

Posto che il futuro della politica come scienza sociale è sempre più lontano da impostazioni ideologiche, e sempre più vicino a impostazioni metodologiche, in che cosa si differenzieranno i candidati alle elezioni? Se i fini dell'azione politica tenderanno a essere simili, mentre la differenza sarà sui metodi da seguire per raggiungere tali fini, ovviamente un primo criterio di scelta sarà appunto verso l'opzione metodologica. Ma come si è detto il controllo dei poteri, il controllo dei governanti, è il problema principale per evitare una degenerazione criminale dei governanti e dei poteri. In questo senso anche i programmi (le impostazioni metodologiche) non sono un criterio di scelta sufficiente. Necessario forse, ma non sufficiente.
In secondo luogo se è vero, come è vero, che i concetti di destra e sinistra, conservatore e progressista, liberaI democratico e socialista, e quant'altro, sono stati usati in maniera mistificatoria così che è impossibile usarli come criterio di scelta metodologica, come si identifica, in una auspicabile scelta elettorale maggioritaria, il candidato che dia maggiori garanzie di realizzare effettivamente il tipo di scelte politiche per cui noi lo abbiamo votato?
L'esperienza passata serve non solo a controllare che gli eletti non facciano sciocchezze, ma può anche darci una idea che precede la questione del programma e accentua la questione del controllo. Parimenti l'esperienza passata può insegnarci qualcosa anche in merito al problema di evitare che le elezioni continuino solamente a bocciare una certa parte politica, il che si tradurrebbe in un sostanziale immobilismo politico della società. Cioè, pur avendo sottolineato l'aspetto principale delle elezioni politiche come momento di controllo, è ovvio che esse sono e mantengono la caratteristiche di delegare potere agli eletti al fine di realizzare un programma politico. E allora?
Una differenza innegabile e difficilmente mistificabile è quella tra ottimisti e pessimisti. Come abbiamo visto il politico delinquente è sostanzialmente un pessimista per quanto riguarda argomenti come la natura umana e l'uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge e altrove. Egli sembra ritenere che i rapporti di forza siano più importanti dei principi, e sembra ritenere altresì che la maggioranza degli elettori non capiscano come stia effettivamente la realtà delle cose. La fiducia che egli ha nella ragione è limitata alla fiducia nella sua ragione, e in quella di pochi altri. Quanto alla corruzione politica, cioè alla criminalità politica, egli appare convinto che sia un problema secondario e ininfluente sulla nobiltà della politica. Machiavelli, Hobbes, Hegel, Pareto, sono spesso i paradigmi metodologici della criminalità politica, anche se magari non vengono condivisi i principi di tali autori.
Gli ottimisti hanno sostanzialmente fiducia nella ragionevolezza, vedono che non ci sono più schiavi, che le donne votano e hanno gli stessi diritti degli uomini, che la società in cui viviamo è migliore di quella passata, credono che le cose possano migliorare, credono che il programma politico dell' uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge e altrove sia realizzabile, credono che il fine non giustifichi i mezzi perché non, ci sono fini ragionevoli che non siano perseguibili con mezzi ragionevoli.

Un'altra utile distinzione è tra razionalisti e irrazionalisti: praticamente i razionalisti hanno fiducia nella ragione, gli irrazionalisti no. Questi ultimi tendono a pensare che la realtà esista solo nella nostra mente, e che la nostra mente è parte del nostro spirito. La realtà, quella che conta, è ritrovabile nel nostro spirito, quella fisica che ci circonda è pura illusione, l'illusione è fonte di sofferenza. Cioè gli irrazionalisti sono pessimisti al riguardo della realtà fisica, e quindi sociale, che circonda l'umanità.
Sembra quindi che i pessimisti abbiano tendenze irrazionaliste, e gli ottimisti il contrario.
Fermo restando quindi che i programmi vanno poi comunque valutati, parrebbe che una distinzione tra candidati ottimisti e razionalisti da un lato, e candidati pessimisti e irrazionalisti dall'altro, sia più utile che non la divisione tra conservatori e progressisti (anche se ovviamente gli ottimisti sono progressisti e i pessimisti sono conservatori). Quanto ai termini destra e sinistra è bene che ritornino a designare la posizione degli eletti nell'emiciclo della camera dei rappresentanti: la posizione di ciascun gruppo potrebbe essere estratta a sorte all'inizio di ciascuna legislatura.

Si è visto come nel processo di perversione dei termini e dei concetti che forma una delle basi intellettuali della criminalità politica organizzata, si è arrivati a una situazione in cui tutti erano moderati, democratici e progressisti. Ma si è anche visto sostanzialmente come per il politico delinquente 'verum et falsum in ipsum convertuntur' . L'aspetto più terribile dello stato di cose creatosi consiste nel fatto che la criminalità politica organizzata ha detenuto il potere in modo legittimo, democratico, sancito da ripetute elezioni libere. E se è vero, come è vero, che le teorie elitarie della democrazia sono il prodotto dell'etilismo intellettuale, non è accettabile la spiegazione che la maggioranza degli elettori sia stata ingannata. Neppure è accettabile l'affermazione che 'tutti responsabili equivale a nessuno responsabile' .C'è stata una responsabilità collettiva della maggioranza del popolo italiano, che ha creduto in quello che gli faceva comodo credere finché, nei disagi collettivi, i personali vantaggi garantivano una situazione personale tranquilla. Quando questa garanzia è venuta meno i disagi collettivi sono divenuti insopportabili. Quanto meno c'è stata questa componente nel determinare la conferma elettorale dei numerosi politici delinquenti che più o meno cronicamente hanno occupato i seggi alla camere.

Ma la distinzione che rimane fondamentale è tra chi crede che l'organizzazione dell'attività politica debba partire dalla periferia per arrivare al centro, e chi ritiene invece che debba partire, o di fatto parta, dal centro per arrivare alla periferia (secondo un'altra allegoria geometrica si parla di alto e di basso) .Se nel passato era possibile pensare che fosse impensabile modificare l'organizzazione politica partendo dal basso, a causa dei 'rapporti di forza' , oggi i rapporti di forza appaiono sostituiti dalla legittimazione elettorale maggioritaria di teorie e concezioni elitarie. Questo è il dramma di chi vorrebbe far politica in modo e per difendere gli interessi della ragione umana nei confronti delle barbarie, le ragioni del diritto davanti ai soprusi: scopre che spesso i deboli votano per i forti, sperando di ottenere dai forti ciò che essi ritengono di non essere capaci di ottenere.
E' un fatto che la criminalità politica organizzata è stata legittimata in Italia da numerose elezioni libere. Questo fatto ha legittimato non solo la criminalità politica, ma anche le teorie elitarie della democrazia, e naturalmente ha rinforzato la concezione che le elezioni siano un censimento degli aderenti alle varie ideologie circolanti.
Il politico delinquente raramente nasce tale, più spesso lo diventa a causa dell'educazione elitaria impartita nelle scuole superiori ('voi siete la futura classe dirigente' viene ripetuto dagli insegnanti) , a causa dell'insegnamento storico che viene impartito, che è, come ricorda Popper, storia del crimine organizzato, a causa di concezioni biologistiche dei rapporti umani che la nostra cultura e le nostre religioni tramandano, e a causa di specifiche ragioni politiche che abbiamo cercato di elencare ed elucidare.
Nell'Italia del dopoguerra si è forse verificata una sorta di maturazione, di evoluzione, (in politichese 'crisi di crescita') del sistema politico. Da un regime secolare di criminalità politica della minoranza dominante, si è passati a in regime democratico in cui la maggioranza ha governato secondo i metodi della criminalità politica passata. Sarebbe possibile analizzare questa teoria in modo approfondito, secondo i metodi della statistica sociologica. Se no dovremmo pensare che la criminalità politica generalizzata sia un fatto genetico, il che non appare possibile per il fatto che gli abitanti dell'Italia sono un misto di razze e di etnie tra le più variegate, e ciò che hanno in comune non sono i loro geni ma la loro storia e il loro ambiente.
Così deve essere difficile per chi, pur avendo scelto una linea di ragionevole pragmatismo, si ritrova a dover prendere delle decisioni in una sorta di isolamento provocato dal disinteresse per la politica basata sulla ragione e non sulla religione. Deve essere difficile, in queste circostanze, non riconoscere alla prassi elitaria una sua funzione. Esiste cioè una sottile base, come la lama di un coltello, su cui si cammina: la democrazia che è governo della maggioranza dei cittadini, e la concezione elitaria della democrazia che vuoI dire governo dell'élite dei cittadini, in cui si rischia di cadere se si perde l'equilibrio. E il disinteresse per la politica in genere è un forte fattore di squilibrio. Probabilmente la giusta mediazione consiste appunto nell'accettazione della prassi e nel rifiuto della teoria. La prassi può essere legittimata da un voto mentre la teoria riporta alla politica come scontro di ideologie.

In conclusione: la delinquenza politica può essere combattuta presentando alle elezioni un candidato ottimista, razionalista, democratico e non elitario. Il programma, di cui questo ideale candidato dovrebbe essere portavoce, sarà stato idealmente elaborato dal maggior numero possibile dei cittadini che si apprestano a votarlo. Il coordinamento del programma ai programmi di aree geografiche vicine, e di quelli che si definiscono ancora interessi nazionali, verrà idealmente effettuato in una organizzazione politica elettorale ad hoc, organizzazione strutturata il più possibile dalla periferia al centro. Gli eletti verranno confermati o mandati via a seconda dei risultati ottenuti. I candidati alle elezioni non verranno scelti dagli eletti, che tenderebbero a ricandidare se stessi o i propri amici, ma dagli elettori. Questo è ciò che si chiama semplificazione della politica. Tutto il resto è commento.
 
 
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