"...i disattenti guardiani ...si misero a rincorrere l'animale che da pra suo si difendeva scalciando..." |
Dunque
un asino trotterellava, come goffamente può trotterellare un povero
asinello, tra i solchi del campo pazientemente tracciati e colmati di chicchi
di sale, devastando il "sapiente lavoro" dei contadini. I disattenti guardiani,
per riparare alla loro disattenzione si misero a rincorrere l'animale che,
da par suo, si difendeva scalciando. Ciò facendo aggravarono la
devastazione.
I colpevoli della mancata "consegna", vennero condotti in Piazza del Parlamento per essere processati. Non poteva, però, disconoscersi il concorso di colpa dell'asino, benché questi avesse obbedito ad un naturale istinto. La condanna fu esemplare: i guardiani vennero condannati al "bacio delle natiche" tramutata in quella, ancora più disgustosa, della "insufflazione" che accomunava, nella espiazione della pena, anche l'asino sia pure come "esecutore di giustizia". E chissà che il Capo guardiano, condannato con gli altri a soffiare per ultimo tra le natiche della bestia, non abbia veramente ordinato di girare la "cannella" come vuole l'ironica conclusione della storia? Già, perché lui, per dignità di grado, non avrebbe mai messo la bocca ove l'avevano posta i suoi subordinati. Ma nel racconto non sempre è usato il sale ad oggetto della semina. Più diffusa è quella della semina di "sarde a testa in giù". Chi scrive queste note, l'ha sempre sentita raccontare nella prima versione e se non avesse ascoltata quella che appare la più originale, non |
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