Chi ritiene di dover reprimere
la sessualità riducendola ad animalità, a puro rapporto di
copula, l'organo genitale maschile introdotto nell'organo genitale femminile
a scopo procreativo, costoro chiamano perversioni e pervertimenti ogni
concezione diversa del sesso. Ma ci sono perversioni e pervertimenti ben
più gravi e deleteri per la specie umana: le perversioni e i pervertimenti
delle idee. La questione della doppia verità, e del conseguente
pervertimento delle idee, è strettamente legata all'automantenimento
al potere di una classe politica elitaria. La concezione della lotta politica
come lotta di idee spesso nasconde questo pervertimento. Se le idee sono
pervertite, la lotta sarà perversa. D'altro canto la questione dell'automantenimento
al potere della élite dirigente è legata al pervertimento
del significato di termini come 'elezioni' e 'nomina' in relazione a chi
deve governare: la risposta alla questione 'chi deve governare' è
spesso un pervertimento della reale questione di fondo 'come controlliamo
le persone che abbiamo incaricato di dirigere la comunità? Il fatto
è che la prassi della doppia verità conduce necessariamente
a un pervertimento delle idee, dei concetti e dei termini usati in politica.
Così per Hegel, e per Platone, la libertà è sacra,
ma poi si spiega che la libertà è obbedienza al sovrano e
alle sue leggi. Così per Lenin la verità è sempre
rivoluzionaria, ma poi si scopre che la verità precede i fatti,
e che i fatti si devono accordare con tale verità. Questo modo di
pensare si estrinseca in affermazioni come "bisogna pagare le tasse" oppure
"bisogna obbedire alle leggi", come se i problemi di giustizia, uguaglianza,
equità, e quant'altro, come se i problemi di chi fa le leggi, chi
stabilisce le tasse, fossero di secondaria importanza.
Per questo è così
importante la questione Paolina, perché in politica tale questione
emerge spessissimo. L'utilizzo di una idea per uno scopo esattamente opposto
a quello per cui l'idea è stata pensata, il suo pervertimento, è
un dato comune del pensare e dell'agire di un buon numero di uomini politici.
Si pensi, per esempio, all'autocritica
del Vaticano rispetto alla condanna di Galileo. Si è detto che la
Chiesa ha sbagliato, e Galileo anche perché aveva presentato la
sua concezione sullo stato fisico della Terra e dei pianeti come una certezza,
mentre, come Popper ha dimostrato, nella scienza non esistono certezze.
Se cioè Galileo avesse conosciuto l'epistemologia di Popper, non
avrebbe commesso l'errore di presentare la sua dottrina come quella giusta
e quella della Chiesa come sbagliata. Il cardinale Bellarmino invece sarebbe
stato un popperiano prima del tempo! Questo uso da parte del Vaticano dell'autorità
epistemologica di Popper per fare una mezza autocritica del processo, e
ribadire la critica contro quello zuccone di Galileo che aveva voluto minare
l'autorità della Chiesa e delle Scritture, è cio che si chiama
pervertimento di una idea. Che il Cardinale Bellarmino sia in grado, a
secoli di distanza, di far girare i coglioni a chiunque ragioni colla propria
testa, dimostra come non era certamente in gioco l'esattezza, o la certezza,
di una teoria astronomica, ma semplicemente e puramente l'autorità
e il potere della Chiesa. L'autorità e il potere della Chiesa sono
in gioco ancora oggi come ai tempi di Galileo e, presumo, come ai tempi
di Costantino: questo semplice stato di fatto appare ovviamente e tragicamente
inaccettabile alle strutture della Chiesa. L'autorità della Chiesa
deriva direttamente da Dio, accettare di porre in discussione tale autorità
è come porre in discussione Dio stesso. Per tale indiscutibile sillogismo
qualunque atto è giustificato nella difesa di Dio stesso, inclusa
la falsificazione dei documenti. Pur tuttavia il potere dato da Dio alla
Chiesa Cattolica si basa sulla fragile storia della visione di Paolo sulla
strada di Damasco. Non farà meraviglia quindi che si sia prodotto
un falso documento di Costantino per giustificare il potere temporale della
Grande Chiesa, che si sia prodotto un falso documento del Cardinale Bellarmino
per poter condannare Galileo. (24)
Naturalmente il pervertimento
di una idea viene effettuato spesso per scopi molto più triviali,
p. es. l'essere rieletto alla carica di Consigliere di Circoscrizione,
il gradino più basso a cui può aspirare di essere eletto
un uomo politico. E importante per il giovane amministratore riconoscere
questo procedimento della concorrenza politica sleale. A tale fine è
opportuno
1) verificare sempre le citazioni
di autori autorevoli
2) verificare sistematicamente
tutti i sillogismi: dopo l'autorità di un nome autorevole l'uso
mistificatorio della logica è il più usato dei metodi di
pervertimento delle idee
Un altro tipo di pervertimento
è la dichiarazione di falsi obbiettivi per mascherare i veri, comunemente
fatta a partire da dichiarazioni di tipo assiomatico dall'apparenza neutra.
L'onorevole Martinazzoli, Segretario della Democrazia Cristiana, ebbe a
dire in una riunione del Consiglio Nazionale del 23 Marzo 1993, che la
politica è l'arte dell'impossibile e non certamente dell'ovvio.
Questa affermazione potrebbe apparire banale nella sua insignificanza se
non venisse messa in relazione alla concretezza della situazione politica
del tempo. L'impossibile era ovviamente il fatto che la Democrazia Cristiana
continuasse ad essere la forza politica dominante, mentre l'ovvio era la
possibilità più probabile, cioè che la Democrazia
Cristiana si accingeva a perdere il suo potere. In questo senso l'affermazione
di Martinazzoli diventa umanamente comprensibile. Il pervertimento consiste
nell'affermazione di Martinazzoli stesso, di pochi giorni prima, di non
essere interessato a mantenere il sistema di potere democristiano, anzi
di essere più di ogni altro interessato alla sua fine. Questa dialettica
veniva insegnata nella scuola di partito del vecchio P.C.I., ed è
evidente nella retorica di inizio intervento del tipo: 'io sono d'accordo
con l'intervento del compagno che mi ha preceduto' e poi giù tonnellate
di merda sull'intervento del compagno che era intervenuto prima. Perché
tutto questo? Credo che il legame indissolubile tra teoria dell'élite
e prassi della doppia verità sia la chiave di comprensione; quando
il compagno inizia il suo intervento dicendo 'sono d'accordo col compagno
che mi ha preceduto' dice ovviamente una bugia, ma a che scopo? Egli vuol
far apparire che non ha nulla di personale contro il compagno, solo le
loro idee sono in contraddizione; in realtà le idee sono spesso
secondarie, ciò che viene rimarcato è la superiorità
delle proprie idee rispetto a quelle del compagno, e, in ultima analisi,
la propria superiorità rispetto al compagno. Ma una affermazione
del genere, cioè 'io sono più intelligente del compagno che
mi ha preceduto' , sarebbe in contrasto col principio che la politica è
lotta di idee, che è la verità valida per coloro che non
sono membri dell'élite.
Ora la politica è lotta
di idee, e il pervertimento operato dalla teoria elitaria della democrazia
su questo concetto consiste nell'usarlo in modo strumentale come se l'idea
vera, l'idea giusta, non fosse già patrimonio dei membri dell'éIite.
Ci sono varie ragioni di iniziare
una discussione, ma l'unica valida e ragionevole, oltreché nobile,
è di voler sottoporre a critica le proprie convinzioni, su un argomento
particolare o una concezione generale, poco importa. Se riteniamo di essere
nel giusto, o almeno vicino al giusto, quale migliore occasione di arricchire
le nostre idee attraverso un contraddittorio che non può essere
che benefico? Purtroppo nelle scuole di partito si dà un'altra filosofia
della discussione, rispondente
all'idea (vera, ancorché
non dichiarata) che la politica è lotta per il potere e non lotta
di idee. Così la discussione è concepita come un tentativo
di convincere la controparte del proprio punto di vista, 'vendergli' un
prodotto; oppure lo scopo può essere di sedurre la controparte,
vendergli noi stessi. Un buon oratore sarebbe colui che riesce a vendere
bene le proprie idee. Ovviamente questo è perfettamente legittimo,
purché l'oratore dica la verità. Ma sarebbe forse opportuno
differenziare i comizi, in cui un oratore espone le proprie idee, dalle
discussioni, quando cioè almeno in linea teorica i partecipanti
sono disponibili a modificare le proprie idee in conseguenza della discussione.
Ciò può essere particolarmente difficile quando si 'discute'
con i naziskin, i vetero-comunisti, i difensori del Sant'Uffizio. In generale
è difficile discutere seriamente con chi è fanaticamente,
irrazionalmente legato ad una ideologia proprio a causa dell'atteggiamento
di chiusura mentale che di solito il fanatico adotta nei confronti di posizioni
diverse dalle sue. Ma questa non può essere una scusa per adottare
una simile chiusura mentale nei confronti di chiunque. Tuttavia questa
concezione tollerante è spesso strumentalmente utilizzata al fine
di cercare di vendere le proprie idee a chiunque, di cercare di ottenere
voti da chiunque: il politico volpone non cercherà
mai di convincere i membri
del pubblico che sono una massa di cretini, al contrario mostrerà
di essere sensibile alle loro idee, alle loro proteste.
Questa sottile differenza
tra vera e finta tolleranza è particolarmente importante durante
la campagna elettorale (ricordando che il politico-volpone è sempre
in campagna elettorale) .Durante questa fase si verifica normalmente il
pervertimento delle idee di cui sopra, le conversioni sulla via di Damasco
e su tutte le vie dovunque conducano, la piena disponibilità dei
candidati a farsi interpreti della volontà del maggior numero di
persone possibili.
Il giovane amministratore
cercherà di chiarire a se stesso in ogni circostanza in cui si trovi
a discutere con chicchessia, se sta partecipando a un comizio, o a una
vendita di fine stagione, o a una discussione vera e propria con una controparte
disponibile a modificare il proprio punto di vista. Considererà
poco educato interrompere un comizio, a cui peraltro non sarà obbligato
ad assistere, potrà commentare sul prezzo eccessivo di prodotti
di cui venga asserita la vendita sotto costo, non si sottrarrà a
nessuna discussione vera.
Così la teoria elitaria
della democrazia, indissolubilmente legata alla prassi della doppia verità,
contiene già in sé la verità. Al contrario la teoria
egualitaria della democrazia non possiede tale verità, ma chi abbraccia
tale teoria sa anche che chi dichiara di possedere la verità è,
di solito, un cialtrone.
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