PRESENZA EBRAICA FRA GLI UOMINI ILLUSTRI DI CAMPLI |
Niccola Palma in premessa
alle notizie biografiche degli uomini illustri, giustificando la
metodologia della trattazione, chiude mettendo in guardia i possibili censori
per aver dato luogo a corregionarj anche di poco conto, non meritevoli
del predicato d'illustre. Egli afferma, con le parole dal suo amico
Giacinto Cantalamessa-Cantoni, che in piccolo e povero campicello il
mietitore diligentemente tutto raccoglie, ne alcuna cosa fa rimanervi a
guadagno della pigolatrice.
Nonostante questa premessa,
non sembra che egli, nel piccolo e povero campicello (80)
abbia raccolto tutto posto che, non solo non ha annotato la presenza degli
ebrei a Campli, ma non ha trovato modo di segnalarne qualcuno nel novero
degli illustri.
Non vuole questa essere
una critica, semmai un'annotazione di relatività religiosa. Si ha
l'impressione che il Canonico della Cattedrale Aprutina abbia fatto
prevalere, sul punto, la sua formazione ecclesiale correlata all'esigenza
dell'Imprimatur:
Sugli ebrei, tanto per
Teramo quanto per Campli e soprattutto per quest'ultima, sua città
d'origine, è stato molto parco di notizie.
È difficile credere
che dai documenti consultati negli archivi della Curia Vescovile e municipali,
egli non si sia imbattuto nelle famose prammatiche di espulsione
e nelle conseguenti ordinanze della Regia Camera alle Università
di Campli e di Teramo.
Vien fatto di pensare
che all'epoca delle sue sistematiche ricerche, gli ebrei godevano,
come del resto prima e dopo, di quelle attenzioni "culturali" negative
riservate ai diversi, sul conto dei quali non poteva dirsi che male
o, nel migliore dei casi, ignorarne l'esistenza.
Appare strano che fra
gli uomini illustri, sia pure attraverso il distinguo del piccolo e
povero campicello, non compaia qualcuno dei Maccabei pur presenti fra
i notabili dell'Università di Campli ed assunti a nobili
parentele. (81)
È una lacuna
che lascia perplessi.
I MACCABEI DI CAMPLI
- Non si vuole affermare in assoluto che i Maccabei fossero ebrei, ma questo
cognome incuriosisce e viene istintivo inserirlo nel contesto di quegli
uomini illustri che, ricordati dal Palma, possono aver avuto ragioni di
contiguità con gli ebrei di Campli.
È certamente,
quello dei Maccabei, un cognome di derivazione ebraica (82),
la qualcosa non può lasciare
indifferente chi deve
curare anche i minimi particolari in una tesi che affonda le radici nella
stirpe delle antiche diaspore. Una stirpe che nacque con il sacerdote
Mattatia della famiglia degli Asmonei che diede vita a quella guerra
civile (la rivolta dei Maccabei) combattuta per scongiurare
la ellenizzazione paganeggiante della cultura onodossa ebraica. Se si tiene
conto che in buona parte i Maccabei camplesi risultavano, tra il XV ed
il XVIII secolo, ecclesiastici o esercenti il notariato in ambiente curiale,
si deve pensare che la loro origine ebrea, qualora tale, non costituisse
un impedimento al loro ordinamento religioso cattolico, dovendosi presumere
che forse si erano guadagnati i vantaggi di un'antica conversione.
Nella prima metà
del XVI secolo, in coincidenza con le prammatiche e le ordinanze di espulsione,
vi furono dei notai Maccabei che sicuramente svolsero attività notarile
anche a beneficio di quegli ebrei, ai quali la prammatica del 23 novembre
1510 accordava ...quattro mesi di tempo per alienare i beni e andar
via con ogni avere. (83)
Il loro nome compare
più volte nel II volume del Palma che contiene gli avvenimenti
del Secolo XIII, del XIV e del XV e dei primi ventinove anni del XVI.
Soprattutto rilevanti quelli riferiti alla composizione dei dissidi con
Civitella del Tronto. Per primo compare, in questi arbitrati, il nobile
Cipriano di Maestro Leonardo Maccabei, che venne eletto il 20 Febbraio
1481 dal Parlamento all'uopo convocato nella sala grande del Palazzo comunale
di Campli, con Luigi di Sir Pasquale de'Ricci e Notar Antonio di Evangelista
de Russis (due cognomi che compaiono nella vetrina delle biografie del
Palma), a rappresentare legalmente l'Università camplese.
Il Parlamento venne
fatto convocare dal lucchese Antonio Bomusio, spedito dal Re quale suo
Governatore e Commissario in Abruzzo, per...ardui ed urgenti bisogni
riguardanti le Città di Penne, S.Angelo, Atri, Teramo, Campli e
Civitella. La tema dei nobili camplesi venne eletta alla funzione
di Sindaci e Procuratori(Oratori) delegati a ...trattare e concludere
la pace o in difetto una tregua colla terra di Civitella, e co' Castelli
di Bellante e di S.Omero.
È vero che alla
fin fine, quei trattati di concordia avevano, come annotano i curatori
della ristampa della Storia Aprutina del Palma, tutte le caratteristiche
delta descrizione di piccole rivalità paesane, campagnole che ogni
tanto degenerano in qualche avvenimento più grave che richiede il
non disinteressato intervento del potere centrale, (84)
ma è anche vero che, sotto l'aspetto formale, trattandosi di atti
del Regio Governo, i magistrati delegati assumevano importanza di funzione
pubblica.
Se fosse solo questo
il riferimento al cognome Maccabei, esso potrebbe essere trascurato con
un Carneade di manzoniana memoria. Francesco Savini, attraverso
una minuziosa ricerca sui volumi del Palma e su altre pubblicazioni, fornisce
l' elenco dei massimi esponenti di quella Famiglia, presente in Campli
dal 1277 al 1643, e rivelatasi di non modesta importanza anche successivamente.
(85)
Così, motivato
dai medesimi dissidi, compare dopo pochi anni quel Sigismondo rappresentante
di Campli in un'altra pace con Civitella (1498), come il già
citato Cipriano di Maestro Leonardo (1481) ed ancor prima Giacomo di
Cola di Jacobello "de Machabeis de Camplo", laureato in diritto
civile a Padova ai 16 di maggio del 1410.
Figura prevalente, Sigismondo
fu Sindaco ed Oratore (86) di Campli.
Sul suo conto così scrive il Palma: Io però nell'archivio
di quella Città (Civitella), non ho trovato veruna carta del 1497:
ne anche l'istrumento cioè che ivi trovandosi il Vescovo Porcelli
ai 13 Aprile 1497 etc. etc. Vi ho trovato bensì l'originale di una
concordia, conchiusa «tra le Università de Campli, et homini
de epsa da una parte, et la Università et homini de Civitella da
I'altraparte...perstatopacifico et tranquillo vivere, et bon vicinare de
decte Università». ...In fine si dice che tali articoli furono
ridotti alla forma soprascritta dall'eccellente Sig.Marcantonio Figlio-Marino
(Filomarino) Vicerè, per volontà dei magnifici Dottori di
Legge Sig.Tommaso de Martorellis Sindaco ed Oratore di Civitella, e Sig.
Sigismondo de Maccabeis, Sindaco ed Oratore di Campli, i quali obbligarono
loro stessi, i loro beni, e quelli delle rispettive Università alla
pena pattuita, in caso di contravvenzione: in Chieti, li 30 Settembre 1498.
(87)
Si ha intanto la conferma,
del resto sempre palesata dal Palma, del sistematico scandaglio archivistico
per la lettura di interessanti documenti, che lo aiuterà a scrivere
la sua Storia della Città e Diocesi di Teramo. Al riguardo è
bene ricordare che proprio a Civitella, e per altra circostanza, egli affermava,
di aver letto quella lettera scritta dall'Imperatore Carlo V a quella Università,
nella quale veniva lodato il valore dei duecento volontari Civitellesi
partecipanti alla guerra di Smalcalda (cfr. l'ipotesi dei contatti
con Schilda).
Si apprende anche che
Sigismondo de Maccabeis era Dottore di Legge, quindi persona istruita e
colta, e che, obbligando nell'atto se stesso e soprattutto i suoi beni,
era un personaggio di famiglia agiata e sicuramente fra i più
in vista nella Città, tanto da essere chiamato a servire civilmente
l'Università.
Possibile che tanto
il primo, quanto il secondo, o almeno uno dei due, ovvero qualche altro
membro della famiglia Maccabei, non meritasse una nota di distinzione biografica
nel suo volume V.ed ultimo? Non si vuole eccedere in quella che
potrebbe apparire una critica e che invece non è tale.
È una semplice
constatazione poiche l' Opera del Palma è e rimane in tutti i sensi,
unica
ed essenziale per la conoscenza della Storia Aprutina.
Quanto ai Notai Maccabei,
Niccola Palma li cita nell'ambito della Storia Ecclesiastica relativamente
al Capitolo di Campli.
Per prima compare Notar
Nardangelo, che aveva rogato l'istrumento di presa di possesso della
Badia di S. Maria de Melatino in Garrano, ad opera del Pievano Cipriano
Quintavalle e dei Canonici Alessandro di Sir Andrea e Niccola,de Racemis.
Quindi il Notaio Gregorio
Maccabei, per aver rogato il 7 Giugno 1513 un testamento del Pievano Pietro
Paolo Quintavalle, destinato al completarnento di alcune opere in S.Maria
in Platea.
Ed ancora nel Maggio
del 1559, compare un Not.Lattanzio Maccabei nel rogito per la presentazione
dei due Canonicati venuti ad accrescere la Collegiata di S.Maria de
Platea. (88)
Come si vede questi
Notai operavano, almeno nella trattazione del Palma, sempre in ambito ecclesiale.
Ed a tal proposito altrettanto
interessante è la sua annotazione relativa all'apertura del Monastero.
Piacque
a' Camplesi, egli scrive, introdurre nel novello chiostro l'istituto
di S.Benedetto, affidarne il governo al P.Priore de' Celestini di S.Onofrio,
e chiamarvi quasi in fondatrice ed in prima Badessa la loro concittadina
Maria Francesca Maccabei... la quale venne a prendere possesso a'13 Ottobre
1539... (89).
La Badessa Maccabei,
annota ancora il Palma, godé dei favori della Duchessa Margherita
d'Austria padrona di Campli e delle elargizioni (elemosine) che
costei le passava ...per mezzo del Sig. Curri di lei erario.
Il casato Maccabei risulta
presente a Campli per diverse generazioni. Nel Catasto Onciario del 1755
si trovano intestatari di beni e benefici due Sacerdoti nelle persone del
Canonico Gio. Don Giuseppe Maccabei e Don Stefano Maccabei.
Il primo quale ordinato
a' Titolo di q.sti Beni, e del Benef.di S.Lucia ove trovasi il Documento
e, quale Rettore, con Don Norberto Rozzi della Cappella di S.Giuseppe nella
Chiesa delle monache, quindi Rettore del beneficio di S. Bartolomeo
(90)
Il secondo, viene indicato
nella Prepositura di S. Salvatore - Parrocchia- come Rettore di quei beni.
(91)
Pur essendo ben documentata
la presenza degli ebrei in Campli, è sembrato opportuno (per completezza
di trattazione e per quelle riflessioni che ne possono derivare) soffermarsi
sulla Famiglia dei Maccabei, trapiantata nel territorio camplese nella
prima metà del XIII secolo. Ciò rende possibile riferire
la presenza ebraica in Campli in epoca Normanna sotto il regno di Federico
II il cui vero animo ...rispetto agli ebrei si rispecchia
nel Liber Augustalis promulgato a Melfi nel 1231. In Abruzzo,si
legge, furono ripristinate ed affidate ad altrettanti fra i più
doviziosi di essi, quattro tintorie.(92)
Ben presto, con l'avvento
della Casa d'Angiò, la Chiesa introdusse il suo spietato correttivo,
affidando l'esercizio dell'Inquisizione ai Domenicani.
Questi fecero udire
l'infuocato
incitamento alla conversione. Con raffinata lusinga, venivano garantiti
ai neofiti due speciali privilegi: primo un nuovo cognome che in genere
era scelto tra i più risonanti della nobiltà, la quale aveva
acceduto alle esortazioni rivoltele dalla Chiesa di far partecipi al proprio
casato i convertiti all'atto del battesimo; secondo, l'esenzione per i
neofiti non solo dai prestiti imposti alla giudecca, ma anche da qualsiasi
altro onere che dovesse essere corrisposto da tutta la cittadinanza.
(93)
Verosimilmerite i Maccabei,
pur convertiti, non seppero rinunciare ad un cognome di antica fama, sicuri
che il Battesimo e l'abiura della religione ebraica, li avrebbe
preservati da ulteriori persecuzioni.
Del resto, fra i privilegi
garantiti ai neofiti, c'era quello di porli sotto tutela di una nobile
famiglia. Ed è presumibile che, per i Maccabei, questa possa individuarsi
nella famiglia feudale dei Di Rocca (94)
che, come è stato menzionato, attraverso Berardo, Ugone e gli altri
componenti, donarono a Giovanni di Giacomo de' Maccabei le loro
porzioni nel nobile patronato su S.Lorenzo di Cesenà.
Un giro compatibile
e collegabile con i privilegi accordati dalla Casa d'Angiò, attraverso
i Domenicani, freneticamente impegnati a convertire gli ebrei.
Giovanni di Giacomo
de' Maccabei, comunque, acquisendo quel patronato "gentilizio", fece la
fortuna del suo casato.
I SABADEI - Per le stesse
ragioni non può disattendersi la Famiglia Sabbadei che, con
tale cognome, suggerisce, al pari dei Maccabei, una discendenza ebraica.
Il cognome Sabadei deriva
dall'ebraico Shabbat (Sabato), il settimo giorno, quello dell'astensione
dal lavoro. Un cognome poi deformato in Sabatini, pure presente a Campli
e, guarda caso, con ragioni di contiguità ereditaria con i Sabadei.
Nel più volte
citato Onciario, compare la Vedova Anna Sabadei del quondam Gio.Pietro
Germinij, che risulta in casa di suo marito e tenere
ad
affitto una casa nella Chiesa di S.Filippo. (95)
Un piccolo particolare:
nel Catasto i beni del defunto marito, risultavano d'aggiudicarsi à
Creditori ed affidati al
Depositario Gio:Centurelli.
Sempre nell'Onciario
compare un Giammarco Sabadeo con beni di non rilevante consistenza.
Il cognome Sabadei,
trasformato in Sabatini, si ritrova, sempre nel catasto del 1755, in Gasparo
cavaliere Sabbatini proprietario con altri beni e case anche di un
pezzo
di casa dietro la casa delli Sabadei, (96)oggi
S.Pancrazio. Dimostrazione, quest'ultima, di una porzione di proprietà
verosimilmente ereditata dai Sabadei.
Niccola Palma è
ironico nei confronti del Cavaliere Sabatini ricordato come ...passato
in Roma, a restituire col suo lusso a quella dominante la roba guadagnatavi
con sudore da tre di lui antenati (ebrei?), crede un bisogno il decorarsi
di una croce di Cavaliere: ma non essendo più che un gentiluomo
di Campli, il procacciarsela gli costò la fondazione di una commenda
dell'ordine Costantiniano, per la quale ei sacrificò tre territori
con case rustiche nei tenimenti di Bellante e di Montone, cioè
la maggiore e miglior porzione dell'eredità dello zio. Fatto
sta che alla sua morte, avvenuta nel Luglio del 1758, non avendo lasciato
eredi, ciò che rimaneva dei suoi beni (due Collegj canonici)
entrarono in possesso dell'intera eredità di Severino, dietro
decreto della Corte civile di Campli: non ostanti le opposizioni, in prima
della confraternita della Misericordia, indi della Comune di Campli, le
quali si eran fatte a pretendere che sotto il nome di Chiese non si avessero
ad intendere i Canonici, ma le fabbriche materiali. (97)
Una semplice annotazione:
i beni della Sabadei come pure i benefici ereditati dal Cavaliere Gaspare
Sabatini, si trovani quasi tutti ne Quartiere di sopra e cioè
nella zona della Misericordia vicinissima a quella...
Via
del Sole.
...E' certamente,
quello dei Maccabei, un cognome di derivazione ebraica, la qualcosa non
può lasciare indifferente chi deve curare anche i minimi particolari
in una tesi che affonda le radici nella stirpe delle antiche diaspore.
(cfr. pagg. 104,105)
CATASTO ONCIARIO DI CAMPLI, anno 1755 - PARTITA l74 (Gio. Don Giuseppe Can.co MACCABEI) |