LA CASA DEI LANAIOLI - IL BOLLO |
|
La corporazione dei lanaioli
(de quelli che fando la lana) era un'aggregazione di lavoranti
nelle filiere e nelle tessiere, di tintori, purgatori, valcatori
ed aveva sede nella Casa dei lanaioli o lanificatori, lontana dal
Ricetto. Era situata nella via ora detta del Monastero che, in contrapposizione
con la via del sole, forse si chiamava via da borea.
Nel portale di quella
Casa, campeggia ancora lo stemma dell'arte. (70)
Qui i lanaioli si riunivano per le decisioni importanti e per i problemi
di categoria e qui doveva trovarsi quel luogo destinato alla bollatura
dei panni, il cui bollo era stato assegnato a quella congregazione
di Capi d'arte per essere appaltato con il sistema tuttora chiamato
della candela vergine. (71)
Un appalto in linea
con la fiscalità di quell'epoca, alla quale anche gli ebrei non
potevano sottrarsi. Anzi lo erano in modo particolare, stretti come si
trovavano nella morsa tra l'Università, che rappresentava il Regio
fisco e la Chiesa, usufruttuaria dei proventi delle tintorie. Lo
erano collegialmente poiché, come è stato già
detto, responsabile solidale dei tributi era la loro comunità locale
(la Giudecca) per il tramite del (Sindaco) legale rappresentante della
stessa. Spesso il bollo viene indicato dai camplesi come una certificazione
di origine controllata esclusiva delle proprie lane.
È stato scritto
che non si deve mitizzare molto la tradizione delle manifatture
dei panni di lana e sul punto l'affermazione ha un fondamento di verità.
Ma non si può disconoscere, come ammette Roberto Ricci, autore della
puntualizzazione, che si è trattato di una attività originale
e importante per più secoli - dal 200 al '700 (72).
Il bollo, comunque,
non rappresentava una certificazione d.o.c.; era una esigenza d'ordine
fiscale, poiche venivano bollati anche i panni-Iana delle altre
zone di produzione ed in particolar modo a Teramo ed Atri.
A Teramo, la disposizione
era più pregnante perche l'impronta del bollo veniva riportata
nel piombino da applicarsi al capo di ogni pezza ...in presenza
del sovrintendente della detta arte della lana che comprovi essere stato
fatto il panno stesso bene e secondo la legge... (cioè i Capitoli)
a pena di confisca, a beneficio della comunità, qualora esportati
i panni, ...senza la detta bolla o impronta. (73)
Il bollo era
sì un marchio che attestava la qualità del prodotto,
ma anche e soprattutto la prova dell'assolvimento fiscale sulle esportazioni.
Circa la qualità,
il bollo attestava gli avvenuti controlli in tutte le fasi di lavorazione
da parte dei Consoli e dei Capi d'Arte di ciascuna congregazione; controlli
che riguardavano la qualità delle lane adoperate, la filatura, la
purgatura, la valcatura, il tipo di tessitura, la tinteggiatura ecc. secondo
quanto si legge nei Capitoli teramani...de la Gabella di la Consularia.
(74)
Detti Capitoli
non dovevano differire di molto da quelli prescritti dallo Statuto Municipale
di Campli per regolamento dell'arte e che non risultano essere altrove
trascritti. Segno evidente che gli interessati, quali soggetti passivi
del tributo, mostravano una certa riluttanza ad adottarli. Consapevoli
di questo, i legislatori municipali, nel prescriverne l'assolvimento
per la conseguente approvazione da parte del Consiglio, aggiungevano:
...altrimenti incorrano in pena di cento ducati d'applicarsi alla camera
ducale.
I capitoli teramani
facevano obbligo al Console ed all'Affittatore (75)
di aprire una bottecha ne la piazza del mercato, et llà resedere
per bollare detti panni per almeno quindici giorni prima delle più
importanti fiere, ...cioè le due di Lanciano, le due di Nocera,
e quelle della Civita di Chieti... ed altrettanto doveva farsi anche
per le altre fiere, poiché non era lecito ...ad alcun mercante
di detta arte portare alcuno panno a le ferie (fiere) predette,
che non sia bollato dal console sotto la pena di diece carlini per ciascun
panno. (76)
Rilevante la prescrizione
che nella piazza del mercato doveva essere aperto un ufficio (come si chiamerebbe
oggi) per la bollatura. Non è improbabile che a Campli ne avessero
uno, permanentemente attivo, nella Casa dei lanaioli.
Le fiere di riferimento
erano quelle di Lanciano, di Nocera e di Chieti.
Deve convenirsi che
anche Campli procedesse di pari passo, sia pure in forma più ...riservata,
secondo l'atteggiamento tipico degli ebrei che certamente doveva aver influenzaro
tutta la categoria dei lanaioli già incline ad ...economie fiscali.
A differenza dello Statuto di Campli, quelli teramani hanno una valenza
politica poiché motivano, in alcuni articoli, le ragioni e le finalità
dei provvedimenti.
In essi c'è la
chiave di lettura del ridotto esodo dei mercanti da Teramo, frutto dell'accorta
politica demografica a seguito della preoccupante flessione del numero
dei suoi abitanti.
Poiché le
città per lo più prendono incremento dal numero degli abitanti,
affinche la cittadinanza di Teramo si moltiplichi e aumenti di bene in
meglio i nuovi cittadini che vengono ad abitare in Teramo ...siano con
lo stesso diritto esenti, liberi e immuni per cinque anni continui ...dalle
guardie diurne e notturne, dai servizi della comunità, dai pesi
dei fuochi e da qualunque altro onere reale e personale e siano considerati
come veri cittadini e godano dei singoli privilegi, immunità, esenzioni
e tutte quelle cose che godono i veri cittadini originari di Teramo;
non solo, ma coloro che per qualsivoglia motivo avevano lasciato la città
in precedenza ...se di nuovo venissero avrebbero goduto gli stessi
privilegi. In particolare ...che tutti singoli forestieri da accogliere
o che poi saranno accolti tra i cittadini della predetta città...,
quello spazio di tempo sia sempre computato sulla somma del detto quinquennio,
e siano considerati... esenti per il tempo restante fino al completamento
del...quinquennio. (77)
Lo Statuto di Campli,
per quanto portatore di notevoli provvedimenti tesi alla stabilità
dei commerci, dell'artigianato ed all'incremento dell'istruzione e delle
attività culturali e civili (il che lascia intravedere lungimiranza
nei reggitori della cosa pubblica), non palesa le motivazioni politiche
ispitatrici.
Le agevolazioni teramane
produssero, a quanto pare, l' effetto sperato tanto è vero che i
mercanti fiorentini, già allontanatisi da Teramo intorno al 1420
per le note turbolenze ...con grave danno del commercio cittadino,
vi fecero ritorno giacché, ...nel 1440 vivevano ivi negozianti
non che di Firenze, ma altresì di Siena, di Arezzo ecc. (78)
Quasi in contrasto con
questa tendenza, Pancrazio Palma ne denuncia invece una progressiva decadenza
affermando:
Nessuno ha mai ricercato
la causa dello scadimento, e quindi della cessazione di tale industria.
Secondo me deve attribuirsi al sistema doganale prevaluto sotto i Viceré,
inteso a favorire le estere produzioni. ...Da Teramo si cominciano a spedire
pezze di panno e di circasse in Napoli ed alle fiere di Salerno: Molti
peloni ci vengono dalla Provincia di Salerno.
(79)
Fatte le debite tarature
di date, deve convenirsi che il Palma non riferisce nulla di Campli, segno
evidente che la produzione camplese aveva un credito di qualità
e che, verosimilmente, i Consoli delle Congregazioni teramane non erano
riusciti a conservare alla produzione locale.
Nessuna contromisura,
invece, venne adottata dalla Università di Campli per fermare la
partenza dei mercanti verso Lanciano dando, in questo, l'impressione che
condividesse le prammatiche di espulsione del 151O e la precedente
azione repressiva dei Frati Minori Osservanti con l'inserimento di nuove
istituzioni creditizie, apparentemente più favorevoli all'economia
camplese (salvo rammaricarsene successivamente) .
Vide così lentamente,
ma inesorabilmente, decrescere i vantaggi commerciali della presenza dei
mercanti-ebrei nel suo territorio.
|
Stemma sul portale della
casa detta dei lanaioli o lanificatori |