SCHILDA - RADICI EBRAICHE
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Il titolo localizza Schilda nella Mesopotamia, non già per situarla in Babilonia fra le rive del Tigri e dell'Eufrate, ma per indicare, ironicamente, la discendenza ebraica dei suoi abitanti.
Con il capitolo introduttivo, Peter Jerusalem, facendo risalire al sogno del Re la scoperta delle abitudini di quella gente tanto intelligente quanto operosa, sia pure nella diversità che la distingueva, accostava al mezzo di perpetuazione della storia mesopotamica (le tavolette d'argilla), il mezzo di comunicazione ai posteri della storia di Schilda (le lapidi d'argilla di quel Cimitero)
La chiave di lettura è dunque ebraica. Il modo, attraverso il quale i tre messaggeri del Re, in attesa di essere ricevuti, riuscirono ad interpretare i segni di quelle lapidi è illuminante. Conobbero le abitudini, i trascorsi e le attività di ciascun defunto e quindi di quella gente laboriosa dotata di molto intelletto; tanto laboriosa da non aver tempo per imparare a scrivere, ma così intelligente da inventare un proprio sistema di scrittura (incidendo con le dita segni sulla fresca argilla
delle lapidi). Un sistema che rendeva possibile trasmettere ai propri discendenti, e solo ad essi, la storia delle loro origini.
Non a caso, la raccolta dei racconti venne riproposta nel 1912 e cioè pochi anni dopo la completata interpretazione delle Tavolette d'argilla Mesopotamiche. Tavolette alle quali si deve tutto ciò che oggi conosciamo di quella civiltà, o meglio ciò che quegli uomini [volevano] farci sapere... il loro contenuto è rimasto ignoto all'incirca dal tempo della nascita di Cristo fino alla metà del secolo scorso, allorché, la lingua in cui erano scritte, l'accadico, fu decifrata per la prima volta. (4)
Peter Jerusalem viene così a proporre ironicamente un umoristico accostamento tra le tavolette d'argilla, fondamentali per la conoscenza della civiltà sumerica, e le lapidi d'argilla del Cimitero di Schilda fondamentali per la conoscenza dei laboriosi, ma non istruiti, abitanti di quella città.
Umorismo ebraico, dunque, quale sottilmente trattato da Ferruccio Fölkel. (5)
Sarebbe pressoché impossibile operare collegamenti di comuni abitudini e tradizioni tra popolazioni, geografica mente molto distanti, di cultura e religioni diverse, senza risalire alle loro origini.
La domanda della prima ipotesi: ma esiste un legame storico tra la regione sassone e quella aprutina? Può essere esistito un contatto con Schilda che consenta di rinvenire, in quelle tedesche, l' origine delle storielle su Campli?
La risposta affermativa, ma azzardata di allora, trova ora la conferma, non già nella sfortunata (per i giovani teramani) guerra di Smalcalda, ma nella riscontrata presenza di ebrei nel territorio camplese.
la storiografia aprutina è avara di notizie, pur riportando fonti ed annotazioni, che danno un quadro niente affatto riduttivo dell'attività ebraica nel teramano ed in particolare nella nobile città di Campli.