GLI EBREI IN ABRUZZO
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La disseminazione degli ebrei fuori dei propri confini verso l'Europa, non ha una data ben definita. Essa nasce dalle peregrinazioni conseguenti l'Esodo, il cui racconto non è molto chiaro, ma che certamente ebbe inizio con l'uscita dall'Egitto prima del XIII sec. a.C. e si fonda sul racconto biblico, che poco lascia ad una spiegazione razionale.
Consolidata la presenza in Palestina, la forza d'attrazione della Terra Promessa è sufficiente per tenerli legati alla terra d'Israele. Ma con la distruzione del Tempio (70 d.C.) si indeboliscono quei legami e le colonie ebraiche, anche sotto la spinta di altre persecuzioni, iniziano nuove migrazioni simili a quelle che le avevano precedute.
Già presenti sulle coste e sulle isole del Mediterraneo, dopo la conquista di Pompeo, che sottomette la Giudea alla diretta influenza di Roma e apre alla Palestina sette secoli di pace e di legislazione romana, gli ebrei vedono, dalla nuova legislazione, intralciato il potere del Sinedrio, fino alla sua definitiva soppressione (V secolo).
Pare che questo duro colpo all'autonomia dell'autorità ebraica, producesse la cessazione dei rapporti di diverse comunità con la terra d'Israele, alimentando nuove diaspore.
Nel precedente secolo si era già formato a Roma un cospicuo gruppo di ebrei, per la maggior parte costituito da coloro che i romani avevano trasferito in Italia dopo le loro conquiste in Asia Minore e in Siria e da quei prigionieri che Pompeo aveva aggiogato al suo carro trionfale nel 61 a.C., essendosi intromesso negli affari della Giudea, come arbitro e, a Gerusalemme, come spietato conquistatore. Ad essi si aggiunsero i numerosi mercanti del Mediterraneo orientale, che avevano seguito il rientro delle vittoriose legioni romane, con il miraggio di legare le proprie alle crescenti fortune di Roma. Essi ebbero modo di riscattare, affrancandoli, molti correligionari, altrimenti sottoposti al regime di schiavitù.
Gli ebrei, che costituivano una numerosa colonia, grati di essere stati riavviati da ex schiavi a nuova dignità di uomini, furono tra coloro che manifestarono un maggior cordoglio presso la salma di Giulio Cesare quando, pugnalato da Bruto, morì nel 44 a.C.

Quasi contemporaneamente all'assunzione della stabile dimora in Roma, gli ebrei cominciarono ad espandersi nell'Italia meridionale, riuscendo, nei secoli che seguirono, a conseguire posizioni di notevole importanza, posizioni che conservarono anche durante il burrascoso periodo del pontificato di Gregorio Magno e che riuscirono a migliorare notevolmente dopo il Mille, sotto la signoria normanna.
All'espansione, conseguente l'uscita dalla iniziale stabile dimora romana, non poteva sottrarsi il territorio abruzzese, dove pare dimorassero sin dai più antichi tempi, cercando di non inimicarsi i potenti, che assecondavano sottoscrivendo patti e condizioni, che consentivano la loro permanenza e in particolar modo a Lanciano, favorendo così i loro commerci e le loro attività finanziarie.
Man mano che tali attività progredivano, si allargavano territorialmente, crescendo di numero. Si calcola che dimorassero nell'Italia meridionale e centrale circa 50000 ebrei di cui, oltre 4000 in Abruzzo.
Un numero che aumentò notevolmente dopo l'immigrazione spagnola e valutato in centocinquantamila, disseminati in buona parte nelle regioni centro-meridionali. A parte l'attendibilità di questi dati, è quasi certo che vaste colonie si insediarono nelle città abruzzesi nella seconda metà del sec. XV come rileva il Ferorelli, che cita anche Campli con Lanciano, Ortona, Sulmona, Tagliacozzo, Teramo e Vasto. 10

Nel suo itinerario, il mercante ebreo Benjamin da Tudela dimenticò l'Abruzzo, ovvero non deviò verso quella regione molto probabilmente per economia di tempo, nonostante impiegasse quattordici anni per percorrere e completare, tra andata e ritorno, il suo lungo viaggio turistico-commerciale, alla scoperta delle comunità ebraiche.
Eppure le avrebbe trovate anche in Abruzzo, ad Aterno per esempio, nella valle del Pescara ed a Lanciano ove, ...un nucleo molto più importante (vi) aveva risieduto fino al 1156, ...(e) da dove era stato cacciato in quell'anno, per aver resistito a Roberto Bassavilla, in una sommossa da questo capeggiata e vinta contro Guglielmo I re di Sicilia. (11)
A Lanciano vennero riammesse, nel 1191 ,ottanta famiglie a condizione che vivessero tutte nel quartiere Sarca (la Giudea
o Giudecca) e si assoggettassero al segno.
Tuttavia, nella convenzione di riammissione, vi erano, fra l'altro, anche particolari e favorevoli condizioni come l'assunzione di parità giuridica con tutti gli altri cittadini nei commerci marittimi e mercatali, il godimento delle immunità e privilegi lancianesi e l' esonero, in tempo di guerra, dal prendervi parte con gli altri cittadini cristiani. Dovevano però sopportarne tutti i pesi e le taglie militari, come parrà al consiglio e all'università. (12) Un obbligo, quest'ultimo, quasi generalizzato a danno degli ebrei e conservato anche in epoche successive, in quelle zone ove la loro presenza aveva assunto rilevante consistenza.
Dunque, anche se non visitate da Benjamin da Tudela, le convivenze ebraiche in Abruzzo erano numerose ed influenti economicamente.
Di questo benessere godettero, del resto, chi più e chi meno, anche gli altri cittadini del Meridione, che trassero vantaggio dallo sviluppo economico, manifestatosi sotto i Normanni attraverso il forte incremento delle industrie e delle manifatture, perpetuatesi in meglio sotto Federico II (1194- 1250).
Un incremento dovuto alle conquiste fatte nell'Impero Bizantino e l'immissione di numerosi operai orientali, che avevano fatto progredire notevolmente l'arte della seta e del cotone, la lavorazione del ferro e dell'acciaio.
Uno sviluppo che giovò a Federico II, favorendo la sua politica fiscale. Verso gli ebrei egli non manifestò inizialmente particolare avversione, conservando in questo il medesimo atteggiamento dei normanni. Ma, sotto l'influsso di Innocenzo III, iniziò ben presto ad attuare una politica antisemitica, introducendo l'obbligo del segno, che fu da lui stabilito nella forma della lettera greca Thau, e confermando a favore delle curie vescovili tutti gli introiti fiscali che queste si erano fatte attribuire sulle comunità ebraiche.
Fu un'avversione di breve durata. Ben presto Federico II comprese l'utilità degli ebrei e li considerò strumenti essenziali per l'attuazione delle riforme introdotte dal suo governo, favorendoli nella promulgazione del Liber Augustalis (Melfi 1231).
Nel Liber, che raccoglieva il suo spirito innovatore e quello dei suoi predecessori normanni, in contrasto con i dettami della Chiesa, ...dichiarò che il prestito del denaro non poteva ritenersi illecito per gli ebrei, ma che solo il tasso d'interesse non doveva superare il dieci per cento. (13)
Di conseguenza non era lecito per tutti gli altri, cristiani compresi.
Questa particolare protezione si manifestò anche nei commerci: Federico II aveva introdotto il monopolio di molti prodotti, con finalità di controllo dei mercati più fiorenti ed utilizzo fiscale della produzione. Questo a vantaggio anche degli ebrei, ai quali aveva affidato la gestione della seta grezza (sia di produzione locale che di provenienza forestiera) e delle tintorie, che Federico aveva posto fra i suoi privilegi industriali. Gestioni che permettevano agli ebrei l'accumulo di rilevanti capitali, specie in quella dell'industria tessile (produzione, appretto e commercializzazione), a tutto vantaggio dell'attività del prestito, che avevano avuto in esclusiva.
Come prestatori, essi si sparpagliarono in tutto il Meridione, e non solo nel Meridione, consolidandosi nei centri più importanti e, in alcuni casi, assumendo la funzione di veri e propri banchieri.
In Abruzzo, come ricorda Ferorelli, si distinsero a Tagliacozzo fino al 1494, Michele de Elia; a Lanciano Abram e Gaio figli di Mastro Giuseppe; a Teramo la compagnia dei fratelli David e Jacobo de Israel e di Manuele di Campli e, nell'intera regione con concessione generale, Rabi Sabatuso fino al 1489 e Josep de Salomone nel 1498.
Questi ebrei-prestatori, per l'ascesa del valore dei tassi d'interesse (dal limite calmierato al 10 per cento dal Liber Augustalis federiciano, andò via via splafonando fino a livelli superiori al 40 per cento) e prima ancora che contro di essi si scatenasse la campagna dei Frati Minori Osservanti, venivano, da questi e non solo da questi, chiamati spregiativamente usurai.
 

Provincia Aprutina (Curia Prov.le FF.MM. Cappuccini L'Aquila) / Dal secolo XV/XVI per Aprutio si cominciò a identificare il solo territorio Teramano che andava dal Piceno al fiume Vomano tratta da La Badia Celestiniana di 
N. Farina

MERCANTI E BANCHIERI EBREI - (ZAKHOR - RIVISTA DI STORIA DEGLI EBREI D'ITALIA - I/1997)