TOPONIMO DI CAMPLI A LANCIANO |
Così gli ebrei,
o almeno quelli che non lo avevano fatto volontariamente in precedenza,
colpiti dai decreti di espulsione, lasciarono Campli per altri lidi
più confacenti alle loro attività.
Del resto la propensione
a trasmigrare li aveva abituati a ricominciare da capo la loro attività
ogni qualvolta erano cacciati dai luoghi ove l'avevano intrapresa. Certamente
a Lanciano doveva essersi costituita una colonia di ebrei camplesi; non
è dato sapere se questa era rappresentata da quella parte residuale
che aveva lasciato Campli dopo la prammatica del 1510, ovvero se
a Lanciano vi erano arrivati seguendo la via dei commerci ancor prima di
quei provvedimenti.
Quasi sicuramente le
famiglie di Angelo Hebreo, Manuel, Moscia o Mosè, Daniele, Ammot,
Salamon e Sabato non si fermarono a Lanciano, ove la persecuzione stava
sortendo gli stessi effetti di Campli.
È risaputo che
la prammatica del 1510 produsse un massiccio esodo di ebrei che
raggiunsero Reggio Calabria, sicché ...da Reggio, nel 25 luglio
1511, alcuni partirono per Messina d'onde si diressero chi a Roma e chi
a Livorno. (39)
Non è pensabile
che questo fosse il percorso seguito dalle sette famiglie camplesi; è
più facile dedurre che esse raggiungessero Roma seguendo altre vie.
A Campli, a quanto pare,
non rimasero ebrei e non vi rimasero neanche sotto la possibile veste di
cristiani
novelli poiché, accusati di continuare a giudaizzare,
subirono successivamente anche loro identici provvedimenti di espulsione.
Non è che la
partenza degli ebrei non avesse avuto conseguenze negative per le Università.
Dopo l'espulsione del 1510, il capitalismo cristiano incominciò
a imperversare alzando gradualmente, ma sensibilmente, i tassi d'interesse,
con l'inaudita pretesa di portarli dal calcolo in ragione d'anno a quello
mensile del 20 per cento, elevandoli di fatto al 240 per cento annuale.
Fu tale fa loro voracità,
che ovunque si cominciò a rimpiangere amaramente la partenza degli
ebrei e ad invocarne il richiamo. Lanciano fu la prima a riaprire le
porte allorché, nel 1514, otteneva di poterli ospitare ogni anno
durante le fiere. (40)
Comunque la più
ragionevole prova della permanenza degli ebrei camplesi a Lanciano, è
fornita dal cognome Di Campli largamente diffuso nella città e nei
comuni limitrofi.
È stato ricordato
come, nel XV secolo e dopo, imperversavano a Campli i Frati Minori Osservanti
predicando contro gli usurai (mercanti e prestatori ebrei), che, verosimilmente,
incominciarono a scegliersi piazze più tranquille ed accoglienti.
Questi mercanti
erano sicuramente i progenitori dei Di Campli ed è altrettanto
provato che essi erano prestatori ebrei.
Se fossero stati dei
semplici mercanti (o artigiani o esercenti altre attività) coloro
che avevano dato vita alla diaspora intorno al XVI secolo ed anche prima,
non avrebbero avuto la necessità di assumere un nuovo cognome.
Deve tenersi presente
che il processo di assunzione dei cognomi per i cristiani, ebbe inizio
subito dopo l'anno mille e si completò intorno al 1400, divenendo
una necessità battesimale dopo il 1563, per l'obbligo sancito dal
Concilio di Trento di tenere i registri di battesimo.
Scartata l'ipotesi di
mercanti-cristiani, resta quella dei mercanti-ebrei, come lascia intuire
l'affermazione del Camerlengo Ettore Ricci: mercanti, poiché
tali venivano denominati nella lamentata loro dipartita da Campli; ebrei,
per la riconosciuta funzione di prestatori abituali.
Fungevano da banchieri,
dunque, peraltro morigerati se è vero che in loro assenza il Camerlengo
fu costretto a prendere prestiti a grossa usura. Segno evidente
che gli ebrei camplesi non praticavano tassi elevati avendo, probabilmente,
trovato un modus vivendi con quella Università durante la
loro permanenza a Campli.
A differenza dei cristiani,
più lento fu il processo di assunzione dei cognomi per gli ebrei,
i quali, oltre a seguire tradizioni onomastiche diverse, erano costretti
a conservare l'anonimato per sottrarsi alle ricorrenti persecuzioni.
I primi ebrei italiani
[cominciarono] ad essere conosciuti con un cognome solo nel Trecento...
(41)
Col passare dei secoli,
quando gradualmente... riuscirono ad ottenere l'emancipazione e una piena
uguaglianza giuridica, ottennero anche il diritto-dovere di assumere un
cognome. E dato che i loro nomi personali e i soprannomi erano scarsi,
si diffuse l'usanza di assegnare loro un cognome che rifletteva fa loro
città {italiana o europea) di provenienza, dato che le persecuzioni
e le emarginazioni a cui erano sottoposti, li avevano costretti
a migrare frequentemente.
(42)
Ed ecco gli ebrei-mercanti
camplesi a Lanciano. Dovevano essere facoltosi e sicuramente vi presero
dimora molto prima del 1618, cioè ancor prima di venire accatastati
quali proprietari di case, terreni, orti, vigneti e altri immobili.
Un segno di benessere
economico che traeva origine dai profitti accumulati anche nel periodo
di residenza camplese. Erano per lo più mercanti di tessuti e quasi
certamente continuarono a intrattenere rapporti con i lanaiuoli
di Campli.
L'interessante studio
di Florindo Carabba fornisce la forbice di tempo entro cui collocare il
loro presumibile arrivo. Una datazione certa potrebbe aversi attraverso
una ricerca sui protocolli notarili; tuttavia, il Carabba ricorda
che, con il censimento del 3 marzo 1447, la Città fu numerata
per 973 fuochi, con 3900 anime... ;(43)
annotando alcuni nomi, che non lasciano desumere una già esistente
presenza camplese fra i benestanti di Lanciano. E ciò a differenza
del Catasto del 1618 del quale egli annota, fra i cognomi più noti,
i Di Campli e i Camplese.
Presso l' Archivio storico
del Comune di Lanciano è conservato il prezioso Catasto Onciario
del 1618, (44) con l'elenco dei
nomi e dei beni posseduti dai residenti nei quattro quartieri della città.
Volume prezioso in tutti
i sensi, sia sotto l'aspetto documentale e sia per l'elegante grafica dei
manoscritti con icone a colori, per evidenziare la prima lettera
del nome e vistoso maiuscolo di color rosso, per le successive lettere.
In tale partitario figurano:
Donato di Renzo di Campli; Bernardo di Campli ; (quartiere di Lanciano
Vecchio). Domenico Antonio di Campli; Domenico Camplese (quartiere del
Borgo). Gio: Camillo di Ber.no della Penna (Campli); Oliviero di Campli;
Luca Camplese; Bernardino Camplese; Valerio di Campli; Marco Camplese;
Domenico Camplese; Ascanio di Campli; (quartiere di Civitanova).
Non è detto che
le persone elencate fossero i soli camplesi dimoranti a Lanciano, potevano
essercene altri nullatenenti. Nell'Onciario figurano anche proprietari
teramani (in numero limitato) con il classico cognome ebraico del luogo
di provenienza: Di Teramo (n.4), Di Casoli (n.1), Di Montorio
(n.1). Vi figurano inoltre alcuni ascolani (n.3), che si segnalano essendo
Ascoli una città ove rilevante era la presenza ebraica e probabili
i legami commerciali con Teramo e Campli.
Questi i loro nomi:
Pietrangelo Di Domenico di Teramo; Marco di Teramo; Heredi Di Andrea di
Teramo; Chriscentio di Theramo (sic); Pasquale di Domenico di Casoli (Casoli
di Atri?); Loreto di Montorio; Cola di Civitella.
Flminio (sic) d'Ascoli,
Alessandro di Antonio d'Ascoli, Blasio Di Marino d' Ascoli.
La consistente colonia
camplese dimostra un esodo più marcato da Campli, quale sicuramente
fu quello del periodo delle ricordate persecuzioni.
Non altrettanto può
dirsi per Teramo ove, al contrario, i forestieri venivano allettati
a restare nella città o a prendervi dimora attraverso norme agevolative,
recepite negli Statuti del 1440 di quel Comune. (45)
Anche la prammatica
di espulsione del 1510 non arrecò grave danno, contrariamente a
quanto si legge nell'ordinanza del 30 luglio 1511 secondo cui si sarebbero
...absentati
dui fochi de iudei... e quindi ...dicta università ne porta
lo piso in suo non poco dapno et interesse... ( cfr.nota n.31). Trattasi
di formula generica usata della Regia Camera, indipendentemente dal numero
degli espulsi, ricalcanti le medesime motivazioni delle richieste di sgravio
delle Università, allo scopo di evidenziare al massimo il danno
emergente anche quando questo poteva apparire minimo, come nel caso di
Teramo.
"IL CALZOLAIO" - Professioni ebraiche - pagina dell'edizione illustrata del Decreto Kalisz (1264), del pittore ebreo polacco Arthur Szyk (1894-1951) particolare riprodotto da Martino Sala |