RAPPORTI CON LANCIANO |
È interessante
il legame di Campli con Lanciano nella seconda metà del XVI secolo.
Legame derivante da rapporti che già esistevano, come dimostra una
lapide posta in quel Duomo che ricorderebbe la ricostruzione del
famoso ponte di Diocleziano, voluta da Lotario II ed eseguita da un artefice
di Campli.
In essa è scritto
Vgineo
pudori vadum C.Campl. Fab.F.Lotari II Imp. / AN.MCXXXVIII / che viene
così letta :
Sacro virgineo pudori
/ vadum / Camplensis faber /F. / Lotario II.Imperante/ A.D. MCXXXVIII(46).
Il condizionale ricorderebbe
è d'obbligo, giacche questo importante documento lapideo pone qualche
legittimo dubbio.
A differenza del Rozzi,
il quale se ne serve per affermare che nel 1138 Campli era stata già
edificata, Pasquale Delpaggio (47),
storico camplese, lo utilizza per ricordare l'esistenza di una Scuola di
pittura.
Fin dal 1138, egli scrive,
Campli
ebbe una scuola di pittura con artefici propri e, citando il Renzetti,
dà questa versione: questo guazzo al sacro pudore della Vergine
fece un artefice camplese nel 1138 imperando Lotario II(48).
Florindo Carabba, a
proposito della lapide che ricorda la costruzione del "ponte di Lotario"(49)
così la traduce:
AI sacro virgineo
pudore il ponte / sotto l'impero di Lotario II / fece l'artefice di Campli
( o camplense) / nell'anno del Signore 1138.
La perplessità
sorge nell'uso del termine vadum che, tradotto come guado,
cioè attraversare (guadare) un fiume con l'esigenza di costruire
(o ricostruire) un ponte, proverebbe l'intervento di un costruttore di
Campli (camplensis faber).
Traducendo impropriamente
vadum, come guazzo, che nel gergo comune definisce pur sempre una zona
acquitrinosa (quindi da superare, da guadare), si potrebbe essere indotti
ad accostarlo a quella tecnica pittorica, cioè a quella varietà
di pittura a tempera ad esecuzione più spedita chiamata appunto
guazzo.
In tal caso prevarrebbe
la tesi della scuola di pittura camplese. Trattasi di verificare l' originaria
collocazione della lapide. Se collocata sotto o nei pressi di una raffigurazione
sacra, come poteva essere l'immagine della Vergine, (il che giustifica
la dedica al sacro virgineo pudore) allora non v'è dubbio
che l' artefice fosse uno di quei pittori camplesi usciti dalla Scuola
ricordata dal Delpaggio. Se invece collocata, come sembra, sul ricostruito
ponte romano (detto di Diocleziano), appare più realistico il riferimento
ad un artefice costruttore.
Altro motivo di perplessità
è quello dell'anno 1138 imperante Lotario Il, visto che, in tale
anno, l'Imperatore era già scomparso essendo morto alla fine del
1137 a Breitenwang nel Tirolo, durante il viaggio di ritorno in Germania.
Deve pensarsi ad un
errore di incisione di una lapide, forse scolpita e collocata subito dopo
la sua morte senza l'opportuna correzione.
Facendo salvo ogni ragionevole
dubbio, resta confermata la presenza di artefici camplesi nella città
di Lanciano, a riprova che i rapporti tra le due città esistevano
già in epoca normanno-sveva e si erano perpetuati nelle successive
epoche, sia per ragioni di commercio che per altri motivi.
Nella Biblioteca Diocesana
di Lanciano è conservato un conto dello speso nel convento di
S.Francesco di Campli per l'organo e per altri ornamenti della chiesa,
risalente al 14 luglio 1588. (50)
Michele Scioli annota:
...per
spiegare la presenza a Lanciano di questo documento si può ipotizzare
che in Campli operassero lancianesi ed è facile opinare, di
converso, che a Lanciano operassero artigiani camplesi.
Nel medesimo libro,
al n.34 degli atti, viene riportata inoltre un altra importante notizia:
nel
1512 ind.1 a 7 ottobre, in Lanciano, sotto il regno di Ferdinando, il sopradetto
notaro (Giovanni Melo) roga istrumento col quale Teramico Ricciis
di Camplo di Lanciano vende al clero lanciane se e per esso a Don Nicola
Ursino ed a don Silvestro di maestro Giovanni difensoro di esso clero una
casa con orto in Lanciano Vecchio... .
Un documento interessante
poiché evidenzia un Teramico de Ricciis di Camplo di Lanciano
che contiene due toponimi uno non usuale relativo al nome (Teramico) e
l'altro quale secondo cognome (de Camplo o Di Campli), in aggiunta a quello
del casato. A parte il casato De Ricciis, che a Lanciano testimonia una
famiglia nobile e potente, il toponimo rispetta l'usanza ebraica di legare
il nome alla città di provenienza.
Sorprendente l'accostamento
del nome Teramico al cognome de Camplo, che potrebbe essere
un rafforzativo del luogo di provenienza: teramano di Campli.
Il casato De
Ricciis propone un suggestivo accostamento al camplese Pasquale
Riccio o Ricci, che potrebbe far sciogliere alcuni dubbi su quest'ultimo.
I rapporti con Lanciano
si intensificarono ulteriormente dopo la istituzione, nel 1570, della Diocesi
di Ortona, per effetto della successiva aggregazione di quella di Campli,
istituita ad opera di Papa Clemente VII nel 1600 .